PREVENZIONE SECONDARIA: LA DIAGNOSI PRECOCE
Non è necessario essere esperti nel trattamento dei tumori per capire che sarebbe molto facile distruggere la prima cellula neoplastica, o anche le prime dieci, o cento.
In questa fase il tumore non ha ancora danneggiato i tessuti circostanti, non ha intralciato le normali funzioni svolte dall’organo nel quale è insorto e il pericolo che qualche cellula si sia allontanata per formare
questo non deve scoraggiare chi è impegnato nella lotta contro questa malattia. Effettivamente un settore importante della ricerca oncologica è orientato alla messa a punto di procedure e strumenti diagnostici che consentano di identificare la presenza del tumore il più precocemente possibile, comunque molto prima che si manifesti da solo, attraverso i sintomi.
Si tratta insomma di risalire il più possibile lungo quella notte del tumore e illuminarla ben prima che arrivi il giorno, attraverso procedure dette di screening, dal termine inglese che significa setacciare, passare al vaglio. Ad un programma di screening si sottopongono persone apparentemente sane, che non presentano sintomi che facciano supporre l’esistenza di un tumore, ma che appartengono a una categoria considerata a rischio. Un esempio di screening è la mammografia per le donne dai 50 ai 75 anni. Non ci si sottopone alla mammografia perchè si è malati, ma per escludere di esserlo. In questo modo nei casi in cui il tumore sis già presente ma non si sia ancora manifestato con segni clinici, si ha l’opportunità di diagnosticarlo in fase preclinica, con indubbi vantaggi sul fronte della prognosi. La consapevolezza del fatto che, nel momento in cui viene diagnosticato, il tumore ha già vissuto una parte della sua storia, durante la quale non ha fatto che crescere, dovrebbe essere lo stimolo principale, nelle persone in buone condizioni di salute, a sottoporsi a controlli periodici. Non è certo il caso di vivere pensando in continuazione al rischio di scoprirsi ammalati di tumore, ma anche l’atteggiamento dello “struzzo” è pericoloso e, a mano a mano che si diffonde l’informazione su questi temi, sempre meno giustificabile.
STADIAZIONE
La lunga notte del tumore termina con la diagnosi. Alla diagnosi si può arrivare più o meno precocemente, a seconda dell’impegno e delle risorse che si vogliono investire, a livello di politica sanitaria e di comportamenti del singolo paziente. Purtroppo se per alcuni tipi di tumore è facile e relativamente poco dispendioso (oltre che poco fastidioso per il paziente) sottoporsi a uno screening (mammografia, pap test, visita dermatologica per il controllo dei nevi cutanei), in altri casi non è possibile, almeno per ora, arrivare alla diagnosi prima che si manifestino i sintomi iniziali. Ferma restando la continuità nel tempo dell’evoluzione del tumore, l’oncologia ha definito alcuni stadi, una sorta di livelli successivi che il tumore attraversa nelle sua crescita. In realtà, come si usa dire, la natura non fa salti, ma poter affermare che un certo tumore appartiene ad un determinato stadio è utile nella comunicazione tra esperti, permette di fornire specifiche indicazioni al trattamento per ogni singolo stadio e di fare previsioni prognostiche tenendo conto del livello di avanzamento della malattia. Esistono due sistemi di stadiazione, applicabili praticamente a tutti i tumori con l’eccezione delle leucemie, anche se poi per ogni singolo tumore l’appartenenza a un determinato stadio può avere significati in parte diversi. Il primo prevede quattro stadi indicati con i numeri romani I, II, III e IV; allo stadio I appartengono le neoplasie piccole e localizzate, che di solito vengono asportate in modo radicale con la chirurgia; gli stadi II e III indicano i tumori localmente avanzati con eventuale coinvolgimento dei linfonodi locali, mentre lo stadio IV è quello dei tumori che si sono diffusi a distanza (metastatici). In base al decorso clinico si distingue anche la fase della recidiva, vale a dire la ricomparsa del tumore che era scomparso in seguito al trattamento.
La recidiva può essere locale, se si manifesta nella stessa sede del tumore primitivo, o a distanza, e in tal caso si presenta come metastasi e si considera come tumore in fase avanzata. L’altro sistema di stadiazione dei tumori è detto TNM, dalle iniziali dei termini inglesi che corrispondono a tumore (Tumor), linfonodo (Node) e metastasi (Metastases); a ognuno di questi tre parametri si attribuisce un numero, da 0 a 4, a seconda del livello di avanzamento (N0 significa che i linfonodi non sono stati toccati dal tumore, mentre N4 significa che un gran numero di linfonodi sono coinvolti). Evidentemente questo secondo sistema di stadiazione è molto più preciso del primo, ma entrambi vengono usati a seconda delle circostanze. Anche se si tratta di un linguaggio da addetti ai lavori è utile per il paziente sapere, almeno a grandi linee, di cosa si tratti. Inoltre essere consapevoli delle differenze che esistono tra un tumore e l’altro e tra casi diversi dello stesso tipo di tumore, aiuta anche a capire perchè non tutte le persone affette dalla stessa malattia ricevono lo stesso trattamento. Parlare con il proprio medico dei dubbi e delle preoccupazioni che possono derivare dal fatto di ricevere un trattamento diverso da quello prescritto ad altre persone è senz’altro il modo migliore per ricevere tutte le spiegazioni e le rassicurazioni necessarie.